Talking About: Film
This Must Be The Place,
P.
Sorrentino
[SÍ GENTE, SONO ANCORA VIVA. Sommersa di verifiche ma viva.
Per ora]
Anyway, oggi voglio parlarvi di un bel film, dato che non mi
sono fatta sentire per un bel pezzo (contravvenendo al buon proposito numero “non
ricordo” di non abbandonare il blog).
Poi, semplice si fa per dire.
Il titolo del film è un omaggio all’omonima canzone dei
Talking Heads, il cui cantante, David Byrne, compare nel film nei panni di sé stesso.
Una bella parentesi penso che vada dedicata alla colonna
sonora del film, che è una delle più notevoli di sempre. Colonna sonora
interamente composta da musica stile anni '80. Scritte praticamente tutte dal
succitato David Byrne, danno al film quel tocco un po’ vintage ma anche quella
certa classe che ci mancava molto, e che fa sempre la sua scena e che si intona
particolarmente con il protagonista, Cheyenne, che in un qualche modo è rimasto
psicologicamente bloccato in quegli anni.
(Momento di spam brutale, andate tutti a comparvi la
soundtrack in cd, che ne vale la pena, ahem).
La trama del film è particolare già presa di per sé.
Cheyenne (Sean Penn), un ex rock star caduta in quasi
depressione dopo che due adolescenti suoi fan si sono suicidati, vive in
Irlanda con la moglie Jane, passando il tempo tra l’evitare l’esercizio fisico,
andare a bere il caffè con la giovane Mary, il cui fratello se n’è andato da
casa facendo piombare la madre in depressione. Un giorno, riceve una chiamata,
dove viene a sapere che il vecchio padre è ormai in fin di vita, ma quando
Cheyenne raggiunge l’America via nave (dato che ha paura di volare), lui è già morto. Dopo il funerale viene a sapere
che il padre, negli ultimi anni della sua vita, si era dedicato con tutte le
sue forze a cercare un uomo, chiamato Aloise Lange, che era colui che lo aveva
torturato quando si trovava nel campo di concentramento durante la seconda
guerra mondiale, in quanto ebreo. Il suo carnefice, come lo definisce.
Cheyenne parte così per un incredibile viaggio, cercando di
terminare la ricerca che il padre aveva iniziato.
Un viaggio costellato di incontri dei più assurdi, si
situazioni quasi al limite dell’improbabile, mentre osserviamo questo
personaggio che ha un modo di comportarsi e pensare tutto suo, ma che
incredibilmente spinge tutti ad avvicinarsi a lui.

La ricerca di Aloise Lange è la ricerca di sé stesso, ma
anche la ricerca di qualcosa che lo unisse al padre, come se desiderasse in
fondo salvare un legame andato perduto.
Ma non è un film che parla di vendetta, o di odio. In questo
film potrete trovare tutto, tranne l’odio.
Anche il rapporto tra il padre di Cheyenne e Aloise, non è
interamente intriso d’odio, ed è lo stesso Aloise ad ammetterlo. Tra i due si è
creato qualcosa, un legame al contempo primitivo e raffinato. Le lettere che
Aloise riceveva, scritte con parole “tra le più terribili e tra le più
bellissime”, parole crude, ma che lo hanno conquistato. È il conteggiamento
della morte, che il padre di Cheyenne si teneva addosso dai tempi della
Polonia, prima di decidere di riversarlo su Aloise.
Incredibilmente emozionanti sono anche gli estratti dal diario del padre, in cui una voce narrante parla della vita prima e dopo i lager, di quello che l'uomo aveva vissuto sulla propria pelle. Parole che Aloise Lange userà a sua volta, come a voler sottolineare ancora quanto intima fosse diventata la relazione tra i due, quella caccia senza fine, quella fuga eterna.
Si tratta di un film che può turbare, che non è facile da
comprendere, da cogliere nella sua interezza. È un po’ come sperare di riuscire
da soli ad abbracciare un baobab. È una cosa troppo grande, meravigliosa e
cupa.
È una ricerca, un giallo, e per arrivare alla soluzione
Cheyenne si troverà a fare le cose più strabilianti, a conoscere persone che
non avrebbe mai potuto incontrare, se fosse rimasto nella sua villa a Dublino,
si troverà a sperimentare, mentre lentamente, tassello dopo tassello è sempre
più vicino. Vicino ad Aloise, al posto in cui si nasconde, a trovare qualcosa
che aveva perduto, o che forse non aveva mai avuto, vicino ad un finale talmente forte da lasciarti senza parole.
“Questo deve essere il posto”. Il posto in cui vedere cose
che cambierebbero completamente la tua prospettiva, il tuo modo di vedere il
mondo.
Musiche coinvolgenti, interpretazioni straordinarie,
soprattutto quella di Sean Penn, che in questo film ha veramente brillato,
dimostrando tutto il suo incredibile talento e versatilità, confermandosi come
uno dei miei attori preferiti in assoluto, insieme a Robin Williams.
Un film da non perdersi, se avete un anima vintage, o se vi
piacciono le storie particolari, o anche solo se siete in cerca di qualcosa di
diverso, che faccia sorridere ma anche riflettere, se siete in cerca di
qualcosa che vi stupisca nel profondo.
Vi prometto che non ne resterete delusi.
Mitsuko