Talking About: Film
Fantastic 4 (2015), dir.
J. Trank
L'altra sera, fedele fino in fondo al mio essere un amante della Marvel, sono
andata a guardare il nuovo film dei Fantastici Quattro. In realtà alcuni miei
amici me lo avevano descritto come un gran flop, e io stessa non è che fossi particolarmente
legata a quel filone in particolare (i miei preferiti sono gli Avengers e i
Guardiani della Galassia), quindi ero pronta anche a un eventuale flop.
Quando sono uscita dal cinema il mio primo pensieri è stato “Ecco,
questo film finisce sul mio blog. E lo smonterò come un mobile Ikea”.
Per me, è no.
A questo punto ci si potrebbe chiedere: perché fare un
reboot di un film, per poi fare un flop?
La risposta non è difficile da trovare. Come avrete notato,
in questi ultimi anni la Marvel Studios ha lanciato o rilanciato tantissimi personaggi,
aumentando esponenzialmente la cerchia di fan accaniti che vogliono vedere i
loro film. In questa situazione mi sembrava scontato che prima o poi anche la
Fox adottasse una strategia simile e rilanciasse quel filone narrativo. Di fare
un terzo sequel non se ne parlava, dato che Chris Evans, che aveva interpretato
la Torcia Umana, è risaputo che adesso veste i panni di Steve “Capitan America”
Rogers. Un reboot era quindi l’unica cosa fattibile.
Per quanto riguarda la trama, è stata quella che mi ha fatto
di più inarcare il sopracciglio. Non ha senso. Oltre ad avere alcuni buchi di
trama grossi come quelli del formaggio, non c’entra assolutamente nulla con la
trama originale, dove al posto della navicella spaziale abbiamo Reed che cerca
di creare una macchina per il teletrasporto. Che porta dove? Non si sa. Lo
hanno chiamato pianeta Zero (che fantasia).
Non si sa che questa cosa sia all’interno dei nove regni, e
se no, mi sorprendo che Thanos non sia spuntato fuori da dietro l’angolo per
poter arrivare a Midgard. Dove sia Zero rimarrà per sempre un mistero. Bah.
Reed e il suo migliore amico fin dall’infanzia, Ben Grimm,
nel garage dei Richards stanno cercando di costruire una macchina per il
teletrasporto, che funziona nonostante alcuni intoppi. Durante la fiera della
scienza al college, i due vengono notati dal professor Franklin Storm e la
figlia Sue, che offrono a Reed una borsa di studio.
Il ragazzo accetta e inizia a lavorare al progetto della
macchina del teletrasporto con Sue, Johnny che nel frattempo è arrivato, e un
Victor tirato fuori dai meandri della depressione. E in tutto questo: dov’è
Ben? Non c’è, ecco la risposta. Lui se ne sta a casa.
Terminata la macchina, però la Nasa decide che devono essere
i suoi astronauti a essere teletrasportati per primi, e non i ragazzi che si
sono occupati del progetto. I tre ovviamente si fano due goccetti per smaltire
la brutta notizia e decidono di usare la macchina di nascosto. Reed chiama Ben
dicendo che non partirà senza di lui e il ragazzo li raggiunge. E in tutto
questo: dov’è Sue? A farsi i cavoli suoi.
I quattro si teletrasportano in remoto e ovviamente va tutto
a rotoli perché Victor decide di infilare la mano in una cosa verde fluo, e
probabilmente radioattiva che fa saltare tutto in aria. Nel tentativo di
tornare alla macchina Victor cade in un precipizio e tutti pensano che sia
morto. Ovviamente la macchina non va, ma per fortuna Sue che nel frattempo si è
accorta di tutto la riporta indietro. Il laboratorio esplode, e anche Sue viene
colpita dall’onda d’urto verde-fluo-radioattiva.
Si svegliano nell’area 57 (perché la 51 ormai è passata di
moda), e Reed si fa prendere dal panico e scappa. E per un anno non si sa più
nulla di lui. Per trovarlo devo fare una triangolazione degna della CIA.
Poi ovviamente lo trovano, gli fanno riparare la macchina
del teletrasporto per Zero e riiniziano i guai. A quanto pare la gente per
capire deve sbatterci la testa a più riprese.
E ora vediamo i personaggi che, essendo stravolta la trama,
sono anch’essi non convenzionali. Parlando per eufemismi.
Allora, premetto che il mio amore per Miles Teller (Reed
Richards) è infinito, e ogni volta che lo inquadravano era una gioia, ma… alcuni
tratti non mi hanno pienamente convinta. L’uscita di mio fratello è stata “Ma perché
Reed non ha le bassette bianche? Sono il suo simbolo!”. Poi vabbè, lui ha
criticato anche le tute nuove, ma a me sinceramente sono piaciute di più di
quelle cosette da ciclisti che si ritrovavano prima, AHEM.
Victor Von Doom è stato però forse quello che mi ha deluso
di più. La sua prima inquadratura lo fece con i capelli lunghi, in una stanza
buia, davanti ad alcuni schermi da computer. L’allegoria del vero nerd
associale. E a quel punto mi chiedo: ma dove? Perché tutto quello non ha senso.
Per lo meno nel film del 2005, si poteva vedere il processo per cui lui,
lentamente impazziva mentre i suoi poteri prendevano il sopravvento. In questo,
avendo passato un anno in solitudine su Zero, sulla sua evoluzione psicologica
non si sa nulla, e quando ritorna completamente fuori di testa la cosa ti
sembra un po’ forzata, e anche tanto. Perché se nel Dottor Destino che avevamo
visto nel 2005, o nei fumetti, c’è un barlume di lucidità, una tattica, in
questo film è completamente in balia delle emozioni. Anche a livello estetico
non ho apprezzato particolarmente il design del Dottor Destino.
Ben Grimm non mi è piaciuto molto, ma semplicemente perché il
personaggio era stravolto, e quindi mi sembrava come “sbagliato”, soprattutto
quando hanno deciso di usare la Cosa in battaglia, affiancato ai marines. Il
design della Cosa è fatto molto bene, sono riusciti a creare un immagine molto
realistica, anche se ammetto che mi ero affezionata al design del 2005/2007.
(I due nuovi design)
Per i fratelli Storm è un’altra storia. Da un lato vediamo
una Sue adottata e un Johnny di colore e ciò può anche essere interessante,
dall’altro anche loro sono stati distorti, senza quella caratteristica da
donnaiolo corteggiatore di lui, o il lato romantico di lei, in quanto fidanzata
di Reed. Una cosa positiva del film è che sono riusciti a creare una Sue molto
forte, che non ha bisogno di essere salvata, dove il suo rapporto con Reed
viene solo accennato, ma un po’ mi è dispiaciuto che abbiano minimizzato una
delle relazioni più belle e del mondo Marvel.
In conclusione, per quanto a capacità recitativa ed effetti
speciali il film sia grandioso, sotto tutto il resto è stato, a mio parere, un po’
un flop.
Mitsuko